Categoria: Riflessioni

Padre Emilio

Caro Padre Emilio, è strano e difficile scriverti sapendo che non leggerai le mie parole e sapendo che non potrai rispondermi. È fragile il cuore davanti alla morte, è pericolante l’anima che si sente smarrita e sola. So che ora sei nella felicità eterna, non c’è più dolore fisico, non ci sono più paure. Mancherà la tua presenza e mai scorderò l’amore che hai avuto per noi, il buono che ci hai trasmesso. Mi rimangono di te il sorriso, le preghiere, le parole caritatevoli e l’invito alla fede perché la mano di Dio è sempre su di noi. È strano scriverti ora, io mi sento smarrito ma so che sarai sempre con me anche in altre forme.
Grazie mio caro e amato Padre Emilio porti via con te anche un po’ di noi.
Ti voglio bene.

Alberto

 

Ora che ho 28 anni

Guardo i numeri e i pensieri corrono, i miei anni sto contando e vedo un numero grande, quello che compare davanti ai miei occhi è un numero forte, e non so come raccontare tutto quello che c’è dentro, perché sono tanti i giorni dentro ai 28 anni e sono tutti pieni di vita non sempre bella, non sempre brutta.
Ho passato molti anni a gridare, a cercare un’uscita da una vita che non ha regalato nulla, ma è stata una salita, una lotta sempre, per accettarmi, per comprendermi, per aiutarmi.
Ora che ho 28 anni, e ho un po’ di esperienza di vita mi guardo con occhi più buoni.
Sono un uomo, ho vita fatta di quotidiani impegni di lavoro, tra pochi mesi sarò un uomo laureato e avrò raggiunto un buon obiettivo.
Sono sulla direzione giusta per migliorare ancora, per aggiungere nuove capacità e abilità.
Non avrò una normale vita, ma potrò avere altre possibilità, altri obiettivi da raggiungere, altre cose da fare.
Non c’è un modo di vita giusto, io vivo con questa che ho ricevuto, cerco di rendermi forte e di rendermi coraggioso.
Io sono circondato ogni giorno da 28 anni da amore e coraggio.
Gli anni sono passati, ora sono un uomo tutto intero, nuovo e ho tanto da imparare ancora.

Alberto

Fine estate

Cara estinta estate,
ti scrivo per tenerti ancora un po’ con me, ma settembre è già arrivato e il tuo passaggio veloce sta terminando. Sei arrivata con lenti passi, ha travolto i nostri giorni con intenso caldo, lasciandoci senza fiato e con ridotte energie. Per un po’, sempre troppo poco hai illuminato i nostri giorni con lunghe giornate assolate, hai trasformato i nostri paesaggi e ci hai concesso la possibilità di un po’ di riposo per corpo e mente in luoghi diversi dalla solita vita. Caldi giorni di sudore ma anche di libertà, fuori dai rigidi sigilli invernali. I mesi tuoi però, scorrono via veloci e le giornate si fanno via via più corte, il caldo intenso diminuisce e tu lenta torni nel tuo rifugio. Gli abiti estivi oramai fanno il solito giro ultimo verso il fondo dell’armadio e troveranno luce tra molti molti mesi. Cara amica farai tornare in noi per molti mesi i ricordi dei giorni passati, ma tornerai e ora è tempo di salutarti e di tornare alle nostre faccende.
Grazie di cuore
Alberto

Freccia…


Bellissima l’immagine della freccia. È intrisa di velocità, precisione, millesimo di secondo nel suo scoccare, potenza, possibilità di riscatto, grande silenzio per il momento fatidico e tutti intorno con la bocca aperta per ammirare lo slancio.
Anche a me succede lo stesso: tutti se ne stanno in circolo dietro di me, ad aspettare il momento del mio volo, a guardare la partenza e a formulare ipotesi sul punto dove arriverò.
Io non voglio essere la freccia che non scocca, quella che magari cade a terra proprio nel momento in cui sta per partire, perdendo così l’occasione di lanciarsi e rimanendo lì, ai piedi di chi le ha dato fiducia, ma che ora non la considera più valida.
No, io voglio lanciarmi! Voglio essere una saetta che parte dall’arco della vita e sfreccia tra le possibilità che essa mi offre.
Non intendo rimanere chiuso nella faretra. Voglio uscire e andare a curiosare cosa succede intorno a me.

Alberto Palentini


Libro Un leone in gabbia

Tratto da “Un leone in gabbia”