«Poca voglia ormai aveva di continuare a vivere nella sua bella casa, insieme ai suoi camerieri che tanto si prodigavano per rendere tutto perfetto. Certo, non si vedeva l’ombra di un granello di polvere, ogni cosa splendeva al suo posto perfettamente ordinato, ora anche gli addobbi natalizi miglioravano l’aspetto della sua stupenda villa. Ma lui era solo. Solo con la sua ricchezza e la sua arroganza, che tutti aveva fatto allontanare. I suoi genitori abitavano distanti, in un piccolo paesino di campagna dove facevano i contadini. Certo non poteva continuare a vivere con loro lui, che da sempre voleva fare carriera e che finalmente, dopo tanto lavoro, ci era riuscito, a diventare un importante uomo d’affari. Aveva una fidanzata fino a qualche tempo fa, ma anche lei lo aveva lasciato per un altro uomo, molto più ricco. Era una donna molto bella, ma innamorata solo dei denari. Così Franco era rimasto solo, rabbioso e triste. Era la sera dell’otto dicembre quando qualcosa scattò in lui. Stava guardando il suo bellissimo presepe riscaldato dal fuoco del suo camino quando lo decise in un istante: avrebbe lasciato la sua casa, le sue cose e i suoi soldi, si sarebbe vestito con gli abiti più poveri che aveva e se ne sarebbe andato in giro, alla ricerca del suo posto nel mondo.»

«Pensò fosse giunto il momento di cambiare, di cercare la felicità, o almeno qualcosa che potesse assomigliarle. Partì allora, con uno zaino e pochi soldi, dopo aver salutato la sua servitù, stupita nel vederlo così diverso e determinato. Fu così che Franco si rese finalmente conto di cosa lo circondava. Fino a quel momento infatti egli si spostava da casa con il suo autista, ma i suoi viaggi li passava sempre al cellulare, con la testa piegata su documenti e conti. Non aveva mai osservato nulla, si era dimenticato di come era fatto il mondo. Nel giorno in cui partì finalmente aprì gli occhi e ciò che vide fu una serie di case modeste, a volte rovinate dal tempo, a volte fatiscenti per la mancanza di soldi utili per sistemarle. Osservò la gente e si accorse di come viveva con poco. Una cosa più importante delle altre catturò la sua attenzione: le persone che incontrava sorridevano, erano felici. La gente chiacchierava ma non di lavoro come faceva sempre lui: i bambini parlavano di giochi con i loro amici o raccontavano le loro avventure alle mamme, le mamme parlavano con i papà, alcuni anziani signori parlavano dei nipotini. Era la vita quella su cui discutevano, basata sulla famiglia e sull’amore. Era questo ciò che mancava a lui, e forse era proprio questo il segreto della felicità.»

«Partire così senza meta poteva sembrare una pazzia ma qualcosa in lui era cambiato, sentiva una forza nuova dentro che lontano lo spingeva, lontano da quella vuota vita. Passo dopo passo la paura di questo salto nel vuoto lasciava posto alla consapevolezza di quanto poco aveva da perdere e dalla nuova curiosità di vedere il mondo. Come un bambino al primo giorno di scuola era incuriosito da ogni cosa che incontrava nel suo cammino e prestava attenzione a tutti i dettagli che prima aveva sempre ignorato. Gli sembrava di aver finalmente acquistato la vista perché tutto ciò che vedeva nuove emozioni gli suscitava: le semplici decorazioni natalizie delle strade, il volto delle persone, i colori del cielo, tutto aveva senso per lui adesso. Non sapeva di preciso dove andare, forse lo sapevano i suoi piedi che con forte passo affrontavano la strada senza esitare. Il freddo si faceva sentire per una persona abituata agli agi della sua vita lussuosa, ma anche quello lo emozionava perché faceva parte della vita vera, quella che voleva vivere d’ora in poi. I giorni passavano e Franco camminava senza sosta di giorno allontanandosi sempre di più dal suo passato. La notte si fermava in qualche ostello, gli bastava un semplice letto dove recuperava le forze e piangeva per tutto il tempo che aveva buttato via. Ogni mattina si alzava con il sorriso, pronto a rimettersi in marcia. Quando si rimise in marcia la mattina della vigilia di natale si rese conto di dove lo stavano portando i suoi piedi. Era a venti chilometri dal paesino dove abitavano i suoi genitori. Cominciò a camminare con nuova forza e senza sentire stanchezza proseguì la sua marcia tutto il giorno senza mai fermarsi sotto una nevicata sempre più forte. A tarda sera, nel bel mezzo di una tormenta, bussò alla porta della casa dove era cresciuto. La sua vecchia mamma aprì la porta e Franco come un bambino gli si buttò tra le braccia. Il papà corse verso i due e incredulo si unì all’abbraccio. I tre piansero abbracciati per tutta la notte, lacrime di gioia che valevano più di mille parole. Dopo tanto tempo in quell’abbraccio Franco tra i singhiozzi riuscì a dire solo una cosa: Buon Natale.»

Alberto