Categoria: Riflessioni

Santo Natale


«Chiudo gli occhi e libero la mente
tra le scintille luccicanti che illuminano le strade.
Ascolto le risate allegre dei bambini
che giocano insieme e parlano dei loro natalizi sogni.
Respiro il delicato profumo delle feste,
fatto di golosità sparse per la fresca aria invernale.
Sento con il palmo della mano quanto è fredda la neve appena caduta
che con il suo velo bianco copre il mio mondo di innocenza
e cancellando ogni traccia di cattiveria lo rende finalmente puro.
Vedo in lontananza una grotta e dal suo interno
un forte e squillante pianto sento che arriva
e allora sorrido perché il miracolo è compiuto.
Con gli occhi chiusi facile è volare tra questi pensieri felici
ma quando li apro ritrovo il solito mondo di regali,
cibo e festeggiamenti.
Questo non è il mio natale,
questo non è il natale di nessuno.
Insieme chiudiamo gli occhi e apriamo il cuore:
li possiamo trovare tutto quello che ci serve,
la purezza, l’innocenza, la sacralità,
la semplicità, l’amore per il prossimo.
Perché solo li è veramente natale.»

Alberto Palentini



Natale 2014
Grande augurio sento fortemente di fare a voi tutti:
questo Natale non abbiate paura di essere veri
e ascoltate quello che dice il vostro saggio cuore.
Per vivere un natale vero,
vere persone bisogna essere,
senza vergogna e senza paura.
Buttate tutte le cose finte che vi appesantiscono
e ritrovate la gioia della semplicità dell’amore
e dello stare in famiglia seguendo l’esempio di quel bambino
che nasce proprio a Natale dando senso a tutto quanto.
È questo il mio augurio e la mia speranza
perché se più veri saremo tutti,
più vero sarà il mondo.
Buon natale

Alberto


Il tuo io…


Il tuo io non deve essere mai modellato
senza la tua volontà.
Mantieni le tue idee,
la tua forza e il tuo coraggio,
e grande uomo diventerai.
Plasma te stesso con le tue mani,
con la forza della tua esperienza
e un bel lavoro ne ricaverai,
perché sarà tuo,
perché sarai tu.

Alberto Palentini


Il potere di uno sguardo


 

Scegliere lo stato dell’intestazione della mia lettera non è cosa facile, potrei indirizzare le mie parole solo ad alcuni o a tutto il mondo ma scelgo di scrivere così:
«Care persone, lontane dall’idea del male che uno sguardo o un torcere di bocca può fare e ancora più lontane dall’idea che dentro a un corpo contorto nella paralisi, in occhi poco espressivi o in incerti movimenti ci sia un cervello che pulsa, che pensa che fa domande e riflessioni, ma non ha voce per esprimersi per farsi sentire e per mandare il suo richiamo presente, riflettete voi, perfette macchine di vita, graziate dalla lista che accoltella riservando il destino di «normale» o «diverso»: se una parola ferisce, che cosa produce uno sguardo di pietà segnato da un sorriso di compassione o di scherno?
Portano vergogna in chi li riceve, paura perché il nostro posto di diversi è sempre nell’angolo dove in pochi vedono, dove non realizziamo intralcio o emozioni di severa pena per i genitori, generatori di una disgraziata vita.
Lontano da me porterei la diversità se potessi.
Mi sono svegliato alla nascita così. Non ho fatto richiesta della mia diversità: è nata in me. In un freddo giorno di dicembre è nato questo essere misterioso e difficile. Stendo il velo sul dolore dei miei genitori che credevano nel potere della vita.
Pensate gente, se ogni diverso che incontrate, se ogni handicappato fosse non solo un fisico morto, ma se in quel corpo ci fosse anche una mente viva e dinamica, che cosa pensereste?
Mi sono trovato spesso davanti a sguardi stupiti e tanto dolore ho sempre sentito, tanto travolgente da mostrare solo il brutto di me.
La verità è che so pensare e riflettere, so soffrire e piangere, so scrivere di me, anche se la voce mi tradisce e produce sconnesse parole.
Non avrò un lavoro di prestigio, né una famiglia tutta per me: avrò fatiche, limiti e sempre diversità.
Realizzerò pochi obiettivi e poco darò alla società; non potrò cancellare la mia diversità, ma vorrei che tutti vedessero che sono un ragazzo vero, vorrei sguardi di portata normale oppure preferirei l’indifferenza, perché la pietà altrui, quella priva di vero amore, mi rende ancora più diverso. Non farò vanto di ciò che sono riuscito a fare, perché ho portato fuori da me ciò che ogni essere può fare, se messo nelle giuste condizioni.
Spesso desidererei non essere visto, ma vorrei di più la normalità.
Non credo di poter cambiare le persone, ma giusto un pensiero vorrei scatenare».

Alberto Palentini

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tratto da “Un leone in gabbia”

 


Meravigliato…


Meravigliato è colui
che mai smette di stupirsi
per tutto ciò che lo circonda,
colui che mai si dimostra annoiato né stufo.

È Meravigliato
chi si guarda sempre attorno con curiosità
e chi riesce ad osservare la vita con occhi nuovi.

 Alberto Palentini