Il mio pensiero corre subito a mia madre. Inevitabilmente penso a lei e a tutti gli abbracci che non ho accettato perché mi agitavano o perché paradossalmente ero talmente tanto felice delle sue materne intenzioni che mi emozionavo e di corsa scappavo.
Mia madre non mi ha mai negato nulla, solo io sono stato colpevole delle negazioni affettive cui comunque tuttora non mi concedo volentieri e facilmente.
Non è così per mancanza di volontà, ma la voglia di prendere un abbraccio è tanto grande e prepotente quanto la difficoltà nell’accettarlo.
Mio padre mi è mancato meno da questo punto di vista; tra uomini c’è un’intesa diversa, un modo particolare di dimostrarsi affetto, magari con una pacca sulla spalla o con una stretta di mano. L’abbraccio è più femminile, secondo me.
I miei genitori, in particolare mia madre, mi sono mancati molto.
I loro abbracci erano pugni, schiaffi al cuore perché quando li vedevo arrivare, io per primo mi giravo dall’altra parte.
Io per primo mi sono negato a tutto ciò che riguardava l’affetto.

Gli abbracci guaritori sono stati quelli della Chiesa, quelli ricevuti dal rapporto col Signore. Quando mi sono approcciato alla religione, ero scettico, avevo paura di non riuscire nemmeno a pregare e a sentire quell’emozione particolare che sentono i credenti, quella splendida sensazione che si chiama fede.
Ho avuto la fortuna di sentire fin da subito l’abbraccio di Dio, il calore del suo amore e la forza della sua mano.
Quegli abbracci così dolci e lievi non mi hanno mai dato emozioni difficili da gestire, riuscivo a farmi abbracciare dall’alto senza scappare via come sempre.
Come se avessi uno strappo nel cuore, l’amore di Dio l’ha ricucito e risanato. Ai suoi abbracci leggeri io non mi sono mai negato, io non mi sono mai sentito obbligato a rispondere o a dare qualcosa in cambio.
Il Signore sa che se non sono disposto a ricambiare non lo faccio.
Lui mi capisce e mi comprende. Ed è sempre disposto ad accogliermi quando ritorno da Lui.
I suoi abbracci mi hanno dato la forza per uscire dal mio duro e corazzato guscio, mi hanno spinto verso l’uscita e mi hanno regalato il coraggio per farvi capolino.

tratto da “Un leone in gabbia”

 

L’abbraccio è come un porto dove approdare per trovare sicurezza.
Per me è un porto nel momento della tempesta,
dal quale fuggo appena un raggio di luce fa tornare calmo il mare.
(Alberto Palentini)

 


 

«Ecco, prendi te per esempio. Tu sei unico», spiegò la mamma,
«e anch’io sono unica, ma se ti abbraccio non sei più solo e nemmeno io sono più sola».
«Allora abbracciami», disse Ben stringendosi alla mamma.
Lei lo tenne stretto a sé.
Sentiva il cuore di Ben che batteva.
Anche Ben sentiva il cuore della mamma e l’abbracciò forte forte.
«Adesso non sono solo», pensò mentre l’abbracciava,
«adesso non sono solo. Adesso non sono solo».
«Vedi», gli sussurrò mamma, «proprio per questo hanno inventato l’abbraccio ».
(David Grossman)