Io sono convinto che il cambiamento sia visibile; ogni passo del divenire è un segno che ci portiamo addosso ma soprattutto dentro.
Credo di essere pieno di cicatrici, e non parlo di quelle del corpo ma dell’animo. Ogni porta sbattuta in faccia, ogni parola di disprezzo che ho ricevuto e ogni persona che da me si è allontanata, mi ha lasciato un’impronta indelebile.
All’inizio pensavo che queste tracce di sconfitta sarebbero rimaste dentro di me con un sapore negativo, con la convinzione che mi avrebbero sempre fatto male.
Pensavo che certe ferite avrebbero per sempre sanguinato con dolore. Ancora ero ignaro della potenza del cambiamento e della volontà di cambiare.
Non immaginavo nemmeno che quelle botte prese dalla vita si sarebbero trasformate nella mia forza. I segni visibili dell’accettazione di me hanno iniziato a farsi vedere non sulla mia pelle ma nei miei gesti, nei miei pensieri e in ciò che volevo fare. Ho iniziato a guardarmi dentro e ad apprezzare le mie qualità. Quei graffi che portavo non erano più doloranti, ma erano segni di lotta e di fatica. La linea sottile tra subire e cambiare sta semplicemente nella consapevolezza.
Diventare consapevoli dei propri limiti e delle proprie diversità, vuol dire avere la strada libera davanti a noi per poter cambiare.
Se non mi accetto, se mi nascondo dietro a mille bugie e faccio finta di non vedere il mio problema, non potrò mai diventare grande e migliore. Devo prima capire chi sono davvero e realmente, solo così potrò cambiare. E non devo per forza diventare un altro: io resto sempre io, ma con la differenza che sono rinnovato, avendo dentro di me forza e luce nuova.
Ho con me la verità. Mi sveglio al mattino, mi guardo allo specchio e so di non prendermi più in giro. So che quello che vedo è Alberto, con pregi e difetti, con un passato duro, un presente impegnativo ma un futuro prosperoso.

tratto da “Un leone in gabbia”