Il mondo medievale mi ha portato a dedurre molte uguaglianze e differenze rispetto a quello moderno.
Non troppo è cambiata la politica: prima il solo imperatore decideva il da farsi, aiutato solo da fedeli collaboratori, che in tutto lo seguivano.
Non partecipava per nulla il popolo, troppo impegnato a lavorare i campi e a pagare tributi.
Attualmente, dietro a una finta democrazia che pavoneggia libertà di parola e poteri ugualmente distribuiti per tutte le classi sociali, troviamo il potere ancora accentrato nelle mani di pochi, che si scelgono, come un tempo, i loro collaboratori, e che molto abilmente fanno il bene di pochi, senza badare a tutto lo Stato.
Quello che più mi colpisce dell’epoca medievale sono i rapporti di fiducia e massima fedeltà che si venivano a creare nel sistema del vassallaggio, ad esempio, dove rigide gerarchie venivano fermamente rispettate, senza aver bisogno di mille documenti scritti, che comunque non portano la piena garanzia di determinati comportamenti umani.
Un altro esempio di profonda fedeltà era quella che si osservava tra imperatore e cavalieri, che per molti romanzi è stata protagonista di racconti e avventure.
Valori, questi, che io non trovo più nel mondo che mi circonda, dove invece una fervida corsa verso i propri interessi resta all’ordine del giorno.
Vero è invece, che il popolo resta sempre legato al suo destino, rimanendo sempre pagante di tributi o tasse, in balia di decisioni di chi è al potere, operoso come sempre.
Non so se fosse veramente così, ma in passato mi immagino più collaborazione tra questi coloni-servi, accomunati da condizioni di vita precarie, difficili, ma stretti dentro a una corte, dove riuscivano a trovare una sorta di rifugio contro i pericoli esterni, contro le invasioni.
Ora non bastano più delle mura per tenere la gente stretta e unita.
Ognuno bada a sé stesso, alla sua famiglia, le uniche mura in grado di dare protezione sono quelle della propria casa, a volte neanche quelle.
Fuori dalle nostre dimore si assiste solo a fiumi di macchine e di persone troppo impegnate a correre, senza neanche guardare chi passa accanto.
Dunque, se ancora c’è chi pensa al buio medioevo, molto bisognerebbe pensare a un presente tenebroso.

Alberto Palentini